lunedì 13 gennaio 2014

La Santa Sindone





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Dagli studi di
Mons. Giulio Ricci,
sindologo internazionale
Questo lenzuolo funerario (m. 4,36 x 1,1) di lino, tessuto a spina di pesce, è il più eloquente “corpus delicti” di cui gli studiosi si sono serviti per ricostruire il fatto delittuoso che racchiude: la morte di croce. E’ quella di un uomo, sottoposto prima della condanna a morte, ad una singolare flagellazione, ad un tipica coronazione di spine (mai registrata dagli storici per altri cruciari), segnato all’emitorace destro da una ferita di lancia e avvolto nudo nel lenzuolo senza essere stato prima lavato e unto con gli oli resinosi. L’impronta sfumata ci fa intuire che quel cadavere non conobbe la corruzione che inevitabilmente avrebbe compromesso anche la integrità del lenzuolo.

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Dipinto di Mons. Giulio Ricci
Contro le tesi del corpo del Signore, rubato dai discepoli, oltre la testimonianza del Vangeli, sta anche l’esame morfologico delle impronte del sangue, che, come mostra la Sindone, hanno la caratteristica del sangue vivo e potmortale, coagulato l’uno e rappreso l’altro, perfettamente decalcati secondo il processo di fibrinolisi, verificatosi in un periodo di tempo ben preciso: circa 36 ore di contatto.

Le ore che, secondo la Fede cattolica, Cristo passò nel sepolcro prima della risurrezione.                                                                 

Essa avvolse il sacro corpo, ricco di sangue vivo e postmortale; sangue già coagulato, il primo, e sangue in parte già disseccato, il secondo.

Ebbene, per, le leggi biochimiche della coagulazione del sangue, e della fibrinolisi, possiamo oggi domandarci se la morfologia di quel sangue, visibile sulla s. Sindone, rispecchi le note leggi della coagulazione, e se le 36 ore circa di contatto del lenzuolo con il cadavere, siano state sufficienti per far verificare, in quelle circostanze ambientali, il fenomeno di fibrinolisi, così come è dato osservare sulla Sindone.

Si tratta, infatti, di una documentazione che non poteva venire in mente ad un ipotetico falsario, essendo il fenomeno di coagulazione e conseguente decalco su  stoffa, irrepetibile con il pennello, rispettando, come nel caso, la morfologia del sangue coagulato o rappreso.
Ecco come si presentano le impronte di sangue vivo e coagulato sulla Sindone, nelle foto autentiche:
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Rivoli di sangue coagulato
nel carpo della mano sinistra

La fibrina ha formato ai margini della macchia di sangue un argine più spesso, mentre all'interno della  medesima il plasma si presenta più sbiadito, secondo la sua natura.

Per il sangue postmortale, documentato dalla Sindone soprattutto nella ferita del costato e il deflusso del medesimo nella zona delle reni, e, in parte, in quello della pianta dei piedi, ci troviamo di fronte ad un sangue essiccato, che rispetta la morfologia del sangue di cadavere, raggrumatosi in precedenza e che, al contrario del sangue vivo coagulato, mostra i grumi circondati dal liquido sieroso.

E' a questo punto che la Santa Sindone può essere chiamata a testimoniare del fenomeno di fibrinolisi.

Questo, infatti, quando si verifica, segue precise leggi, ritmate con il tempo di contatto, tanto che se non passa quel numero X di ore, il decalco sul lenzuolo non avviene, o avviene in forma rudimentale, mentre se si oltrepassa quel numero di ore, i rivoli di sangue decalcato impiastricciano il lenzuolo per eccessivo ammorbidimento della fibrina. Questo processo è documentato (2).

Ora bisogna dire che il lenzuolo, a contatto con il corpo nudo e ferito dell'Uomo della Sindone, testimonia che il processo di fibrinolisi subì un arresto, se le impronte sono, a giudizio degli esperti, tipiche impronte di sangue vivo coagulato o sangue postmortale disseccato, perfettamente decalcate e delineate nella loro morfologia specifica.
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Rivoli di sangue nella parte centro - destra
della fronte. Nella presente foto, così come in quella
precedente, il sangue mostra chiaramente,
a giudizio dei medici, le caratteristiche di
sangue coagulato e decalcato per fibronolisi.
(2) I primi esperimenti risalgono al Mignon Recenti scoperte intorno alla liquefazione dei grumi di sangue sotto condizioni particolari, possono far luce su questo problema. Il Dott. Black scrive: «Il fenomeno di fibrinolisi in soggetti sottoposti a selvaggi stress, è ora ben documentato. I grumi formati sulla pelle ante - mortem possono facilmente andar soggetti alla fibrinolisi dopo morte, sia per motivo dell'azione del tessuto fibrinolitico o a motivo di una azione batterica. I grumi ammorbiditi dalla fibrinolisi possono essere assorbiti dal lino, ed esperimenti possono essere portati avanti per determinare la loro morfologia (Dott. D. Willis in « Did He die on the Cross? » -

Se questo processo non subì le conseguenze estreme vi dovette essere una causa adeguata. Le ipotesi sono due:

-  che il corpo sia stato rubato dopo averlo denudato di nuovo;

- che il corpo, dopo quel numero X di ore, si sia distaccato per virtù propria, lasciando alla scienza biologica del secolo XX il privilegio di rivelare il segreto che sembra nascosto in quel santo lenzuolo : il segreto potrebbe essere intimamente collegato con il più grande fatto misterioso della storia umana : ovvero la Risurrezione di Cristo.


La prima ipotesi, quella del furto, fu imbastita a suon di monete, dai Sinedriti, e non ha trovato alcun seguito presso i primi testimoni autentici di Cristo risorto e nella prima tradizione apostolica e subapostolica, mentre i lini, trovati benn piegati e separati all'alba della domenica dai primi ispettori ufficiali, Pietro e Giovanni, dovrebbero farci supporre un furto del corpo nuovamente denudato!... cosa inconcepibile per la mentalità giudaica corrente, che riteneva « impuro legalmente » chi avesse posseduto o anche solo toccato un lenzuolo appartenuto ad un cadavere (3), ed in contrasto con la legge di Roma che puniva di morte i violatori dei sepolcri (4).
Nel caso ipotizzato l'esame biochimico della fibrinolisi dovrebbe confermare fermare che i ladri avrebbero strappato via dal s. corpo la Sindone dopo un numero X di ore di contatto con la medesima.
(3) « Qui tetigerit immundum super mortuo, immundus usque ad vesperum » (Lev. 22,4-6).
(4) In questo caso i violatori di quel sepolcro sarebbero stati gli « amici » di Gesù, per confessione dei Sinedriti. Non si pensa, però, che gli amici di Gesù al momento in cui i fatti si stavano svolgendo non avevano ancora alcuna idea sulla risurrezione. Fu solo dopo le numerose apparizioni di Gesù (2 nel Cenacolo a porte chiuse, sul lago etc.) che essi si confermarono nella fede, e fecero di questo fatto storico, da essi controllato, il nucleo centrale della predicazione e della fondazione della Chiesa. Dalle apparizioni al Cenacolo, a porte chiuse, compresero in qualche modo anche la natura stessa del corpo glorioso.
Il furto, nel caso, sarebbe stata una impresa troppo rischiosa e sproporzionata allo scopo prefisso, quello, cioè, di far credere ad una- risurrezione, alla quale essi stessi ancora non credevano.
Nessuno dei discepoli di Cristo fu ritenuto, se non a parole, « violatore » di quel sepolcro, ben custodito dalle guardie del tempio, che non avrebbero esitato ad incatenare e a deferire al Sinedrio i coraggiosi (!) violatori, se si fossero avvicinati per scardinare la pesante pietra, bloccata da spranghe di ferro, sigillata alla rupe stessa dove era scavata la grotta.
Di quale coraggio abbiano dato saggio tutti gli Apostoli, prima e dopo la passione del Maestro, ne abbiamo valida testimonianza nel Vangelo (Gv. 20,19 - Mt. 26,56 - Mc. 14,50).
D’altra parte senza dei soldati al sepolcro dal sabato sera (notte) alla domenica mattina è documentata dagli Evangelisti, quindi, il furto, se ci fu, dovette avvenire prima che fosse sigillata la pietra, cioè al sabato sera, al tramonto. Ma ciò è inconcepibile, avendo poi dovuto controllare la presenza del cadavere prima di apporre i sigilli.


D'altra parte le poche ore trascorse dall'apposizione dei sigilli (sabato notte) e il fatto della risurrezione (alba della Domenica, poche ore dopo) esclude una negligenza dei soldati nella custodia del S. Sepolcro e la conseguente storia dei ladri.

Questa fu inventata dagli interessati Sinedriti dopo la fuga dei soldati, spaventati dagli avvenimenti; a meno di concludere che l'operazione del furto sia avvenuta dentro il sepolcro con la pietra ancora sigillata all'ingresso del medesimo e sotto gli occhi delle guardie del Tempio...!

Se poi si voglia pensare ad una grave negligenza dei Sinedriti (anche questa inconcepibile), che non avrebbero controllato la presenza del cadavere di Gesù all'atto di apporre i sigilli alla pietra, già rotolata il venerdì sera da Giuseppe d' Arimatea, padrone del sepolcro, si dovrebbe concludere che il furto avvenne (se avvenne!) durante il riposo sabatico ( ! ) o, al massimo, allo scadere del medesimo, cioè al tramonto del sabato, quando i Sinedriti, convocati d'urgenza, trattavano con Pilato la questione delle guardie da mettere al sepolcro.

Bisognerebbe allora ridurre di molte ore (se il furto fu di sabato), o di almeno 8 o 9 ore (se invece il furto avvenne allo scadere del riposo sabatico) il periodo di contatto del lenzuolo con il s. corpo (sempre supponendo che i ladri abbiano perduto tempo prezioso a denudare il corpo e ripiegare con cura i lini, con il pericolo di essere scoperti e tremendamente puniti, come argomentano Eusebio e i primi Padri). In questo caso l'esame della fibrinolisi potrebbe accertare questa riduzione di ore preziose del contatto con la Sindone.

Rimarrebbe un'altra ipotesi: quella del corpo trafugato con tutta la Sindone; in questo caso o le parti della Sindone a contatto con le ferite, per le inevitabili manovre, si sarebbero staccate dalle medesime, e quindi interrotto il processo di fibrinolisi - e siamo all'ipotesi di prima - o, nel caso contrario (rimanendo ancora il lenzuolo a contatto con il sangue), aumenterebbero di un numero notevole le ore di contatto e la morfologia delle impronte avrebbe inesorabilmente subito le conseguenze estreme dell'impiastricciamento del sangue a contatto con il lenzuolo, ciò che è escluso dalla Sindone di Torino.

Né vale, in questo caso, rifugiarsi nell'ipotesi della teologia ebraica, recentemente invocata, in occasione della scoperta dei resti di Giovanni di Ezechiele, che cioè Gesù, come Mosè, sarebbe stato sepolto in un luogo nascosto e ignoto a tutti, e il Suo corpo non si sarebbe mai potuto ritrovare...
Un modo poco elegante, in verità, per continuare la polemica del corpo di Gesù trafugato dai discepoli (e quindi da essi sepolto di nascosto) che, nel caso, non ammetterebbe scampo alcuno per l'autenticità della Sindone, avendo questa dovuto seguire la sorte di quel cadavere.


Ma contro questa ipotesi è la testimonianza di Giovanni a dirci che i lini sepolcrali furono trovati ben piegati e distinti dal Sudario (anch'esso ben piegato) sulla mensa sepolcrale, all'alba della domenica di risurrezione; ciò esclude ogni altra sindone, legata ad altre ipotesi, come frutto combinato di troppe contraddizioni e assurdi, smentiti dagli Evangelisti e dalla tradizione patristica.

Ma, nonostante tutto, la Sindone è lì, con la sua inconfondibile impronta di negativo fotografico, con le caratteristiche morfologiche di impronte sanguigne, che solo la moderna scienza biochimica ha scoperto, caratteristiche dichiarate irrepetibili con il pennello anche dal più, smaliziato medico di oggi; impronte dalla colorazione carminio - malva sbiadita, che solo recenti esperimenti hanno dimostrato possibile per la presenza di aloe e mirra nella stoffa, mentre comunemente il sangue imbevuto da una stoffa perde, col tempo, completamente la sua colorazione per acquistare quella di seppia sbiadita; è lì, la Sindone con le sue impronte, perfezionate da alcuni reagenti chimici (come l'aloina), che complessivamente fanno affiorare da quel lenzuolo funerario l'immagine commovente di un condannato alla morte di croce, eseguita con chiodi, preceduta da una tipica flagellazione, da una singolarissima coronazione di spine, colpito, per l'accertamento di morte, da una lanciata nell' emitorace destro - invece del comune crurifragio - e rimasto con il capo chino anche nel sepolcro, come fu solo del Gesù dei Vangeli.

L'impronta del volto, poi, è veramente singolare: la sua bellezza rinascimentale, rivelata per la prima volta dalla lastra fotografica, sviluppata nel 1898, non era certo concepibile per essere eseguita negativamente col pennello da un presunto pittore, in epoca anteriore alla scoperta fotografica.

Tutto questo ha valore di una testimonianza, scritta a caratteri di sangue, su quel lenzuolo funerario che avvolse per circa 36 ore il corpo dell'Uomo della Sindone; testimonianza legata indirettamente, ma validamente, all'unico miracolo, il più strepitoso, operato da Gesù in proprio favore e in adempimento alla Sua solenne affermazione:

«Per questo il Padre mi ama, perché io do la mia vita per nuovamente riprenderla; nessuno me la toglie: ma io la depongo da me stesso, e sono padrone di deporla; e sono padrone di riprenderla: questo è il comandamento che io ho ricevuto dal Padre” (Gv.10,17-18).

 

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